Stiamo seguendo la prima traccia. Ovvero, ne avevamo già parlato, di dare maggior flessibilità alle zone. Il secondo meccanismo, sarebbe più facile da implementare per noi ma credo che porti meno vantaggi all'utente.
Rimane il fatto che questo rimane un problema serio. A mio avviso, non hanno sbagliato i "normatori" ma i "decretatori": dovevano semplicemente dire che un impianto di raffrescamento doveva essere considerato solo "quando" ... dove nel "quando" si potevano aggiungere opportuni paletti (devono funzionare ad un certo modo, con la stessa regolazione, con ...). Io la vedo così: uno split in camera da letto non è un impianto termico di raffrescamento ai fini dell'APE. O dobbiamo considerare anche se la porta della camera da letto è aperta o chiusa? Oppure gli impianti che hanno uno split in corridoio (così raffresca dappertutto ma quando fa caldo non raffresca in nessuna stanza) raffrescano tutto l'appartamento?
P.S.: garcangeli, ho riletto il mio post. Lo "strale" non era (come potrebbe sembrare) ovviamente indirizzato a te che ti dai da fare in tutti i modi. Sono partito male con il messaggio iniziale. Mi piacerebbe, prima di andare in pensione, leggere qualcosa del tipo:
mi ritrovo a dover certificare un'abitazione isolata che ha 3 split (un dual ed un mono) in 3 camere differenti, ma pur avendo studiato i decreti e la UNI/TS 11300-3 non ho trovato un metodo per tener conto di questa situazione.Io continuo a sperare. Chissà.
Non lavoro più su questo software. Non inviatemi messaggi privati. Per assistenza sul software utilizzate la pagina contatti di questo sito. Grazie. Alberto.