Vespista
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6 anni fa
Salve a tutti, ecco il mio quesito:
Sto certificando un immobile, solo piano terra e di circa 300 mq, adibito attualmente a laboratorio panetteria + rivendita pane. Dalle destinazioni d'uso nella catastale trovo uffici, laboratori, spogliatoi e rivendita, quindi ho optato per certificare l intero immobile.
Non c'è impianto di riscaldamento, quindi ho simulato.
Per ACS c è solo un boiler, che ho riportato, ma data la destinazione d uso E.8 per l intero edificio e fabbisogno da normativa "nullo" mi azzera tutto.
Morale della favola ottengo una classe F,a mio avviso valore congruo visto gli infissi scadenti ed involucro non isolato.
Prima domanda, per l ACS ho fatto bene?
Seconda domanda: MIGLIORAMENTI... Ho inserito, per contrastare i consumi dovuti alla illuminazione un fotovoltaico, rimango sempre in F... Sale di poco... Poi sono passato al cambio infissi, anche qui, sempre in F, poco contributo.
Suggerimenti? ( Dovrei considerare di riscaldarlo? Mi pare esagerato per un forno da pane...)
Grazie a chiunque mi dia un suggerimento
luckying
6 anni fa
se non c'è obbligo di servizi al pubblico effettivamente la normativa dice quello -però la presenza di un impianto indica un fabbisogno, alla fine ne terrei conto
per quanto riguarda il riscaldamento, dato che c'è un forno o più forni, ovvero c'è un utilizzo di reflui energetici che riscaldano il locale rendendo superfluo l'impianto di riscaldamento, farei delle riflessioni in merito a quale sia l'effettivo volume riscaldabile
g10rg10
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6 anni fa
Mi chiedo se sia giusto considerare l'immobile come E.8 o sia meglio la E.5 essendo in parte una rivendita (è accatastato come C?)
Concordo con luckying sulla valutazione dell'effettivo volume riscaldabile.
garcangeli
6 anni fa
Come al solito ricadiamo nell'annoso problema dell'utilizzo standard. Purtroppo le indicazioni che date (e con le quali tecnicamente mi troverei perfettamente d'accordo) inducono a certificare l'attività che si svolge nell'immobile e non l'immobile stesso.... ciò che invece deve essere certificato.
Occorre attenersi alle planimetrie catastali ed all'uso ivi indicato, individuare i locali che necessitano di riscaldamento obbligatorio continuativo al fine del benessere delle persone che ivi possono stazionarvi, individuare l'impianto che si preoccupa di tale funzione, se non c'è (come nell'es. specifico per il probabile riuso del calore disperso dai forni... e vorrei vedere come lo calcolate...) simulare, essendo in tal caso un utilizzo specifico che nulla ha a che vedere con l'uso standard dell'immobile, alla stessa stregua dell'usare un locale commerciale a garage: non è che perché è usato a garage non si fa l'APE...
Per quanto attiene alla presenza di impianto di ACS, anche occorre attenersi strettamente alla normativa: se ha installato un boiler perchè quelle 3 volte che si lava le mani ha fastidio con l'acqua fredda... è un uso non standard. Quelle tabelle sono state predisposte proprio per evitare che ciascun certificatore facesse di testa sua a danno della comparabilità delle diverse attestazioni.
Ricordiamoci che MC11300 ci permette molte libertà che ad es. altri programmi non consentono proprio: molti altri programmi non ti consentono di mettere in manuale il fabbisogno di ACS.
Lui deve certificare, non fare una valutazione adattata all'utenza.
Per i miglioramenti poi vorrei fare una considerazione generale sulla base dei molti commenti che ho visto sul forum. Io ritengo che il miglioramento debba essere inteso come diminuzione dell'indice di prestazione globale ottenuto in primo luogo con una diminuzione proprio del fabbisogno energetico e solo dopo con una attenta scelta della fonte energetica.
Per l'illuminazione purtroppo la normativa ci viene poco incontro ed un cambio ad es. di tecnologia dei corpi illuminanti (passando ad altri che abbiamo più efficienza, cioè richiedano meno watt per lumen) non produce risultati in quanto viene pari pari copiato nell'edificio di riferimento: devi perciò essere tu che conosci sia il programma ed il suo comportamento, sia la normativa e la sua applicazione, sia la tecnologia ed i suoi reali effetti ad indicare i miglioramenti più idonei in ciascun caso. Per il riscaldamento (che non essendoci impianto avrai simulato con gas) vedrei di nuovo idoneo il cambio di tecnologia passando a pompe di calore. E comunque al primo posto l'esame dell'involucro e l'individuazione di interventi volti a contenere le dispersioni di calore.
Vespista
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6 anni fa
Grazie per le risposte, mi sono attenuto strettamente alle destinazioni d'uso trovate nelle planimetrie "ufficiali",proprio come diceva Garcangeli, per cercare di modellare un APE più oggettiva possibile. Al momento del rilievo sono stato riempito di tante informazioni del tipo "questo locale non lo usiamo, qua non c'è mai nessuno ecc ecc." di cui non ho minimamente fatto tesoro, altrimenti non se ne usciva più.
Alla fine per i miglioramenti, una volta modellati bene, sono riuscito ad ottenere dei risultati accettabili.
Complimenti al contributo che offrite nel forum, a mio parere si raggiunge un livello di competenza e conoscenza molto raro.
Saluti
g10rg10
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6 anni fa
condidivido molte cose scritte da garcangeli tranne per ciò che riguarda le planimetrie catastali.
bisogna riferirsi alla classe catastale indicato nella. quello che è rappresentato nelle planimetrie spesso non è aggiornato o addirittura non conforme ai progetti approvati in comune, per questo chiedevo se la classe era una C/1 (che di solito corrisponde alla E.5), C/4 o D/1 (che di solito corrispondono alla E.5 del 412/93)
garcangeli
6 anni fa
Corretto, ma mica è colpa del certificatore se non sono aggiornate... e se invece lo fossero?
Io ricevo i documenti ufficiali e su quelli lavoro...
luckying
6 anni fa
non sono d'accordo con garcangeli
l'edificio è un E.8, quindi non capisco perché non ci possa essere un fabbisogno di ACS
per quanto riguarda i forni, proprio perché siamo in E.8 abbiamo un fabbricato soggetto a usi diversissimi e bisogna identificare i volumi che necessitano di essere riscaldati
il certificatore certifica quanto verifica obbligatoriamente, non si tratta di calcolare i reflui ma di verificare quali volumi del fabbricato non abbiano bisogno di riscaldamento per la presenza di questi reflui - ovvero probabilmente solo il volume aperto al pubblico dovrà essere riscaldato, la porzione di fabbricato dedicato all'attività produttiva, proprio per il tipo di attività e impiantistica richiesta non necessita di riscaldamento
garcangeli
6 anni fa
Così facendo tu certifichi l'attività e non l'immobile...

Se domani fanno una ristrutturazione interna, senza cambiare l'involucro e gli impianti, nemmeno tolgono il forno e lo usano come elemento architettonico, che rifai l'APE?

Mi pare strano che sia E.8, per la descrizione data dovrebbe essere catastalmente C/1 e quindi E.5 da DPR412 o C/3... e sempre in E.5 finiamo

Comunque per ACS deve individuare le aree uffici ed assegnare il relativo fabbisogno (6 litri/giorno?)
e le altre aree, per le quali va bene Esercizio commerciale senza obbligo di servizi igienici per il pubblico.

Questi dubbi però escono fuori proprio dal fatto che così come è scritta la UNI TS 11300-2 7.1.3 porta ad una commistione con l'uso effettivo dell'immobile (che differenza d'uso di acqua poi ci sarà fra una caffetteria ed un bar mi rimane ancora un mistero...) che in vari casi stride con l'uso standard richiesto dalla certificazione: tanto che usa tipi di attività e non destinazioni d'uso, come vorrebbe fare in premessa

"I fabbisogni di energia termica utile per acqua calda sanitaria si calcolano in base alle
portate di acqua per le varie *destinazioni d’uso* e alla differenza tra temperatura di
erogazione e temperatura di immissione di acqua fredda sulla base dei dati di riferimento
definiti nella presente specifica tecnica"

io sono dell'avviso che un determinato locale C/1 debba avere sempre la medesima attestazione energetica a prescindere dall'attività specifica di vendita (eventualmente con adiacente piccolo laboratorio di produzione di ciò che si vende) che ci svolgi dentro senza radicale trasformazione; cambierà solo se faccio modifiche (lecite) all'involucro o agli impianti, o alla destinazione d'uso (del resto una determiata attività ce la posso fare solo se compatibile con la destinazione d'uso).
Non mi puoi assimilare un panettiere con vendita al dettaglio ad un falegname: metterei il primo in E.5 ed il secondo in E.8

luckying
6 anni fa
certo capisco le ultime considerazioni
per tornare all'inizio invece - la mia risposta è sì, se quell'intervento è funzionale all'insediamento di un'attività che richiede una climatizzazione continua per la presenza di lavoratori e non posso più usufruire dei reflui dagli impianti - il punto b) dell'app. A All. 1 del DM infatti, permette l'esclusione in base a una valutazione specifica dell'attività svolte all'interno degli edifici industriali e artigianali, "ovvero quando il loro utilizzo e/o le attività svolte al loro interno non ne prevedano il riscaldamento o la climatizzazione" quindi permette di esulare dal calcolo standard in base anche all'attività ospitata - un esempio mi è capitato poco fa, in un capannone vi erano spazi adibiti a laboratorio e spazi a magazzino/deposito che ospitava macchine che dovevano essere mantenute a una certa temperatura - il volume occupato dai macchinari è per me chiaramente escluso dall'APE, mentre se domani diventa un'area di montaggio o altro simile che richiederà climatizzazione per il confort umano, non ricadrà più nelll'esclusione - almeno questo è il filo logico che deduco dalla legge