Vorrei delle opinioni su come applicare la norma in caso di vani "ibridi", ovvero vani in cui sono presenti corpi scaldanti, ma che normalmente non vengono riscaldati (e non hanno caratteristiche tali da poter essere considerati abitabili). Non è la prima volta che mi capita, in particolare adesso ho un edificio con un appartamento al primo piano ed una stanza al piano terra in cui è stata ricavata una specie di taverna e portato un radiatore. Secondo il proprietario, normalmente il radiatore è spento, e lo accende solo quando intende usare la taverna (3-4 volte all'anno). La differenza con o senza la stanza è notevole, in quanto aumenta la superficie disperdente, che oltretutto non è coibentata (a differenza del primo piano dove dovrebbe esserci un intercapedine con 3cm di lana di vetro.
Seconda questione, che si potrebbe applicare anche in questo caso, sono gli interventi di miglioramento con modifica di sagoma: mi è già capitato di certificare un fabbricato in cui c'era un vano al grezzo privo di serramenti esterni e non coibentato verso la zona riscaldata, e negli interventi di miglioramento avevo previsto la chiusura del vano in quanto era la soluzione più logica, ma tale intervento prevedeva la modificato sia del volume che delle superfici (+volume,+su,-sd)... ritenete che sia corretto che gli interventi di miglioramento possano prevedere modifiche della sagoma della zona riscaldata? IMHO, in casi particolari sì... Ma nel caso di prima, se il vano ibrido dovesse essere calcolato riscaldato, ritenete che il distacco del radiatore possa essere un intervento consigliabile?
Modificato dall'utente
11 anni fa
|
Motivo: Non specificato